È
stato reso noto che uno degli orsi protagonisti del bel film “L’orso”, essendo
nato in cattività, quando dovette girare la scena in cui pesca un salmone fece
una pessima figura perché, ormai svanita la sua selvatichezza, non riuscì a
compiere quella che per un orso è un’operazione elementare. Il poveretto
dovette essere addestrato a pescare e fece fatica, come se gli avessero
insegnato a leggere e a scrivere. Questa perdita di se stessi non soltanto
capita all’orso dell’Orso ma sta ormai capitando a tutti gli uomini del pianeta
terra.
Noi
ci stiamo contraffacendo e continuando così verrà il giorno che, come l’orso
non sapeva più pescare, così noi saremo incapaci di essere quelli che la natura
ci fece. Ormai noi abbiamo del mondo una conoscenza del tutto fantastica. Non
lo conosciamo più attraverso la realtà e verità, ma attraverso la
rappresentazione che ce ne viene fatta. Si dice che i bambini a New York, forse
anche quelli di Milano, Roma e Napoli, non abbiano mai visto in carne e ossa
una mucca, ma abbiano visto il rarissimo panda prigioniero dello zoo. Del
resto, attraverso la televisione, noi ci accontentiamo non di conoscere ma solo
di essere informati. In genere, come dimostrano le inchieste sul Pendolo di
Focault, comperato per la gioia di Eco ma non letto, ci basta possedere una
cosa non conoscerla. Ci accontentiamo di sapere vagamente chi era questo signor
Focault e che un signore viene impiccato al suo pendolo. ( … )
La
contraffazione dell’uomo nasce da molte cause e da molte ragioni, comunque
esistono persone che sono specificatamente addette a questa operazione. In
tempi oscuri si sarebbe detto che queste persone sono ispirate dal diavolo.
Parliamo dei pubblicitari. Essi impongono “modelli” a cui è difficile sottrarsi
ma che sono contrari (come il non pescare per l’orso) alla nostra natura
naturale. Il ragazzo che compra un certo tipo di giaccone (il “chiodo” per
esempio) non lo fa perché desidera davvero il chiodo ma perché desidera avere
il chiodo, che è cosa del tutto diversa, così come la donna desidera avere la
pelliccia non per stare più calda ma per far schiattare di rabbia le amiche che
non l’hanno.
Altri
contraffattori dell’uomo sono tutti i tipi di sostanze, dall’alcol all’eroina,
che agiscono sul nostro cervello. Queste sostanze ci rapiscono a noi stessi, ci
estraniano, ci conducono in un mondo inesistente ma che ci appare più vero di
quello vero. Un altro contraffattore è il “villaggio globale”. Realizzato dalle
telecomunicazioni che rendono tutto il mondo tanto conosciuto come un tempo il
villaggio natio, esso ci carica di notizie e di angosce che un tempo erano
sconosciute all’uomo naturale.
Il
pericolo della situazione in cui ci troviamo è tanto chiaro che sarebbe inutile
insistervi. Piuttosto dobbiamo domandarci che cosa si deve fare e più
modestamente che cosa si può fare. A prima vista vien voglia di dire che non
c’è niente da fare. Come si può andare contro l’irresistibile procedere della
storia? In realtà, sarebbe molto facile opporsi a questa denaturazione
dell’uomo, basterebbe restare in ascolto dei sussurri del nostro cuore e della
nostra anima. Dentro di noi conosciamo benissimo tutto. Anche il più fantastico
mikebuongiorno dipendente, o il più fantastico tifoso che spranga la testa
degli avversari sa che onora iddii di poca forza, di poco conto, di nulla
potenza. Ma come un innamorato deluso ma incapace di accettare la sconfitta
continua stupidamente ad amare chi non lo ama, così il tifoso o il fanatico
della TV continua a credere ai suoi iddii perché non sa crearsene altri,
nemmeno se stesso.
Perduto,
contraffatto, l’uomo non ha bisogno che la stella Nemesi lo distrugga come
distrusse i dinosauri. Corre lieto verso la sua fine.
L’uomo contraffatto - da“Scienza e vita” – Febbraio 1988 - Luigi Confalonieri.
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